Dentro tanti di noi c’è un urlò che non si silenzia da tornare vivere una vita rurale, toccare la terra, accendere il fuoco. La vita contadina, una vita in campagna, tornare cultivare la terra. La “trappola della ruralità” e nascosta per chi sta solo iniziando. In Italia come altri paesi sud europei il abbandono della campagna e ovunque, geograficamente controllata delle colline che finiscono nelle cime montuose delle Appennino, ha creato un imagino tutto Italiano. Si sale piano piano delle pianure, o delle mare, per le prime venti minuti o mezza ora si sembra che un si viaggia in un mondo moderno. Piano piano si inizia vedere il abbandono, salendo sulle colline, le strade diventano bucate, le masseria abbandonate.
Salendo ancora, dove le colline incontrano le montagne, e come viaggiare in tempo, perché in altri venti minuti si viaggia anche tre cento anni. Io che studio il disegno rurale, dico sempre, che questo confino invisibile, e uno delle cose più interessante che ho mai incontrato. Come e possibile che in uno o due kilometri si incontra un altro mondo, o forse anche un altro tempo?
La risposta e questa, questi piccole zone di montagna, il borghi forse, ma ancora di piu le contrade abbandonate, dove non centrava mai anche il dominio delle borgo, dove si viveva un altra realtà, tra il briganti, pastori, storie di amore e gente povera ma in qualche maniera più libera. La trappola della ruralità e questa, perché non si capisce che un territorio none solo fatto della natura, come spesso e citato e scritto in questa movimento di tornare alle terra, alle “radici”. La civiltà stessa va contro questi piccole zone. Essere contadini, ceffoni, o meglio ancora pagani era sempre un modo di dire gente senza educazione o religione. Queste zone stanno ancora in un altro contesto, dove non esiste dio, come ha scritto Carlo Levi in Christo Si E’ Fermato In Eboli. Il Pagus era un territorio vissuto da un popolo, quel pagani. Questi piccole zone che si trova ancora spesso nella montagna sono le ultime esempio di un altro “insieme”, un contesto mentale o forse anche emozionale, dove una zona e mantenuta dall’ credere di un villaggio, o piccola comune. In verità, la diversità Italiana e fatta di questi mini zone, solo che adesso, un mondo moderno, che none anche più religioso, ha conquistato quasi tutte.
La trappola della ruralità none nuova, Il profeta Maometto combatteva la “ignoranza” delle tribù nelle deserto, in una guerra contro la “Jahiliyyah”, che adesso viene tradotto come il contrario delle Islam, ma in verità era una complessa sistema Humana di vita nelle varie topografie delle deserto. Dove per dare un esempio solo le guerre tra le piccole tribù nelle volte era decisa con le loro due poeti, in piedi sulle colline opposte, recitando versi infiniti senza rime. La guerra tra di loro venuta realizzata solo se non cera un vincitore tra le poeti. Se la legenda e vera o pure no none importante, la importanza e che il mondo delle uomo nelle ultimi due mille anni e continuamente va contrario della natura umana, e il dritto di vivere in un contesto di insieme una zona.
Adesso tornare, coltivando la terra, o vivere in una zona abbandonata non fa senso. Queste ultime tracce di insieme contadino, le ultime pagus rimasti, non sono posti dove vivere insieme e facile, sono posti dove si mantiene un identità locale perché il meccanismo rurale e spaccato, perché le onde delle globalizzazione ci spaccano anche quel poco che rimasto. Tornare e un contesto Italiano, perché il passato e solo cinque minuti in machina, dove le piccole città quasi baciano borghi semi abbandonati. Tronare none più possibile, perché in cinquanta anni i motivi in base ai quali questi posti erano abbandonati son cambiati.
Il nuovo confina, e una guerra quasi mondiale, il vero conflitto e la impossibilita di vivere senza creare un senso di un posto senza venderla ad un altra. Alle momento vivere in una zona rurale significa uno di due possibilità economica. O che sei ricco, e vivi il tuo terreno in montagna come un feudo delle medioevo, perché hai lavorato per una vita, e adesso hai comprato, o investito, un contesto dove un azienda, diventa un piccola tenuta feudale, una villa in montagna. La altra possibilità e che non sei ricco, e devi fare it tuo tutto, per vendere il tuo posto ad altri, come uno dei feudi delle barone, solo che adesso non ci basta, vendere il tuo prodotto agricolo, se non hai alle meno dieci ettari di terreno. La mia domanda e semplice, non possiamo vivere in campagna più? Io che ho la ultima azienda nelle bosco? Il mondo moderno mi ha sempre chiesto da darla un senso, aprire un attività turistica, un produzione e un giorno lo farò. Ma voglio attraversare questo invisibile confine, ultra un insieme, tra il moderno e il passato, voglio trovare il equilibrio tra vivere e vendere, lavorare e stare, andare e venire. Voglio capire come mai alcuni giorni la vita in campagna sembra un paradiso, e un momento dopo un inferno. Forse per quello la nostra contrada si chiama contrada purgatorio. Ma più di tutto voglio superare questa trappola, che non so lascia più nessuno vivere in pace in campagna.